SMART MOBILITY : IN ITALIA CRESCE L'INTERESSE, MA SERVE ACCELLERARE !!!

Il mercato delle auto connesse nel 2023 sfiora i 3 miliardi di euro, con un +17% rispetto al 2022. Più della metà dei Comuni italiani ha avviato progetti di smart mobility. L’interesse per entrambi c’è, ma non mancano i nodi da risolvere, evidenzia l’Osservatorio Connected Car & Mobility.
Il settore auto è in atto profonda trasformazione. Anche in Italia, malgrado tutto: nel nostro Paese parlare di smart mobility e auto connesse sembra un paradosso, quando si pensa che il parco auto che oggi ha un’età media di 12 anni e mezzo (dato 2023), invecchiato ulteriormente se si considera che nel 2009 si sfioravano gli 8 anni di età media. A provocare questa situazione è il ricambio più limitato: si è passati da 1,9 milioni di vetture vendute l’anno pre pandemia, a raggiungere 1,6 milioni di auto l’anno. Così si contano 9 milioni di auto “euro 4” o in classe inferiore. Si aggiunga che la penetrazione delle auto elettriche stenta in Italia: le auto a batteria immatricolate in Italia nel 2023 risultano essere il 4,2% del totale, contro una media europea del 14,6%. Malgrado tutto, il mercato Connected Car & Mobility in Italia
è cresciuto nel 2023 di oltre 400 milioni di euro, raggiungendo così i 2,9 miliardi di euro, facendo segnare +17% di aumento rispetto al 2022. Così registra l’Osservatorio dedicato del Politecnico di Milano.

SMART MOBILITY E AUTO CONNESSE: UN MERCATO IN CRESCITA
Prima di parlare di smart mobility, le auto connesse si fanno notare per la crescita di mercato che si registra di anno in anno in Italia. “Un aspetto interessante è che esso non si compone più solo di componenti di hardware, device, auto connesse, dispositivi smart per la mobilità, ma risulta sempre più importante la quota dei servizi: di assistenza, di manutenzione preventiva, di pronto di intervento in caso di incidente. Tutti questi servizi oggi valgono 620 milioni di euro, segnando una crescita del 29% rispetto ai 12 mesi precedenti”, ha sottolineato Giulio Salvadori, direttore dell’Osservatorio Connected Car & Mobility. In questo mercato, che guarda sempre più alla digitalizzazione, vi fanno parte: le auto connesse (1,56 miliardi di euro, +11%); i sistemi ADAS (950 milioni di euro, +28%) integrati all’interno delle nuove vetture, quali la frenata automatica di emergenza o il mantenimento di corsia; le soluzioni smart mobility nelle città (400 milioni di euro, +18%), tra cui si evidenziano la gestione dei parcheggi e la sharing mobility. “Si tratta in generale di un buon risultato se messo in relazione ai valori registrati nei principali Paesi occidentali, che presentano una crescita tra il +10% e il +20%”, si legge nel report dell’Osservatorio della School of Management del Politecnico di Milano. Così, in Italia si contano 16,9 milioni di auto connesse a fine 2023, che costituiscono il 42% del parco circolante, poco più di una ogni quattro abitanti. Sul totale, 5,1 milioni sono le auto nativamente connesse, ovvero con la Sim a bordo già all’uscita della fabbrica produttrice, già vendibili e connettibili. Si contano poi oltre 10 milioni di “scatole nere”, black box assicurative, registrando un +3% rispetto ai 12 mesi precedenti.

FLEET MANAGER, DEALER E AUTORIPARATORI: COSA PENSANO DELLA MOBILITÀ CONNESSA
Nell’insieme, ci sono anche 1,5 milioni di auto aziendali connesse per soluzioni di fleet management, comparto particolarmente dinamico, guardando alle società di gestione delle flotte. Dal sondaggio svolto dall’Osservatorio su 220 imprese medio-grandi del settore, il 37% di queste aziende possiede flotte di veicoli connessi. Se poi si considera l’opinione dei dealer, dall’ascolto di 80 di concessionari in Italia alla domanda su quale sia l’innovazione su cui stanno investendo maggiormente, il 70% di loro considera il noleggio a breve, medio e a lungo termine tra i trend più rilevanti del settore, il 37% punta su ADAS e guida autonoma, mentre il 30% su servizi di ricarica per veicoli elettrici o ibridi. Infine, gli autoriparatori: il 48% del campione analizzato ha effettuato riparazioni o calibrazioni di sistemi ADAS, mentre il 36% vede la manutenzione predittiva come un’opportunità di business su cui investire in futuro. Sistemi ADAS: il comparto a più forte crescita. Ecco perché Dei tre comparti che costituiscono il mercato connected car & mobility, i sistemi ADAS esprimono la crescita percentuale più forte, +28% rispetto al 2022. «Il comparto cresce per due motivi: innanzitutto c’è l’obbligo normativo che richiede da luglio 2024 alle Case auto di dotare le proprie vetture da immatricolare di alcuni sistemi ADAS già installati a bordo. C’è poi un motivo legato alla loro funzione di ridurre il rischio di incidente (da -15% a -20%)», segnala lo stesso Salvadori.

DATI E GUIDA AUTONOMA: LE LACUNE PRESENTI E I TIMORI
Un’altra componente indagata dall’Osservatorio riguarda due aspetti sfidanti: i dati e la guida autonoma. Tra le principali barriere che oggi frenano lo sviluppo del mercato, si evidenzia la mancanza di condivisione di dati, la mancanza di interoperabilità, i dubbi sulla gestione in materia di privacy e di cybersecurity. Da una parte, si sta lavorando ad affrontare questa situazione con normative come l’AI Act o con lo EU Data Act, che stanno entrando in vigore, anche se gli effetti si sentiranno non prima del 2025 e 2026. Si tratta di normative di andranno a regolare il mercato dei lati, anche se poi ci sarà bisogno di una norma dedicata al mercato auto. Dall’altro, cresce il timore degli utenti in tema di privacy e di sicurezza informatica. Diversi progetti avviati In tema di guida autonoma, si contano numerose prove in tutto il mondo, a partire dalle startup alle sperimentazioni dei robotaxi, attivi già da qualche anno in Cina o negli Stati Uniti. Anche in Italia ci sono diversi progetti avviati, segno di un fermento in atto che però rischia di essere rallentato a causa dei timori a seguito di alcuni incidenti avvenuti negli USA. Ciò nonostante, c’è bisogno di andare avanti, pur nella sicurezza, perché il futuro è legato a un nuovo modo di intendere la mobilità sostenibile e connessa, nel segno della tecnologia, della migliore qualità di vita e di spostamenti. Occorre, però, cambiare marcia, specie in Italia.

SMART MOBILITY: UN TEMA RILEVANTE IN ITALIA, MA OCCORRE MIGLIORARE
Sul tema mobilità, è bene partire dalla sua rilevanza: il valore di mercato stimato si aggira sui 220 miliardi di euro, assorbendo il 12% della forza lavoro nei settori afferenti, spaziando dall’automotive (42%), all’energia (27%), al settore pubblico (22%) e assicurazioni (7%). In tale contesto si situa anche il tema smart mobility, che continua ad essere centrale per i Comuni italiani: l’83% di essi, con popolazione superiore a 15mila abitanti, lo considerano molto rilevante o fondamentale. Seppure questo valore si mantenga allineato ai risultati degli anni precedenti, con numeri pari all’88% nel 2021 e all’83% nel 2022, si nota, invece, una crescita di interesse e di sviluppo di iniziative specifiche: nel 2023 più della metà (53%) dei Comuni hanno avviato progetti di smart mobility; la crescita c’è, rispetto al 2022 (erano il 50%) e in maniera ancora più significativa rispetto al 2021 (33%). Il 77% di essi hanno avviato almeno un progetto nel triennio 2021-2023, con mobilità elettrica (88%) e sharing mobility (72%) che si collocano ai primi posti della graduatoria. Il rovescio della medaglia sono gli ostacoli che si frappongono nello sviluppo della mobilità intelligente: il 71% dei Comuni lamenta insufficienti risorse economiche a disposizione, il 61% confessa di avere scarse competenze e conoscenze sul tema. A questi dati si aggiunge l’insoddisfazione da parte dei cittadini e utenti: “il 76% del campione intervistato afferma di essere
insoddisfatto di come il Comune affronta i problemi legati
alla mobilità”, rileva Elisa Vannini, ricercatrice dell’Osservatorio
Connected Car & Mobility.

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